Il terzo mondo oggi
Scambi ineguali
I paesi in via di sviluppo fondano la loro economia soprattutto sull’esportazione
delle materie prime o dei prodotti agricoli. Sul mercato internazionale i prodotti
dell'industria hanno più valore e, quindi, sono pagati più cari:
l’uso dei macchinari e la manodopera costituiscono un “valore aggiunto”,
cioè il valore dell’oggetto in sé è accresciuto (“aggiunto”)
proprio dal lavoro, dal tempo e dal costo necessario per produrlo.
Ma le materie prime sono altrettanto preziose, tanto più che alcune di
esse, come alcuni minerali, sono destinati ad esaurirsi; non solo, ma ricavare
la materia prima comporta del lavoro (spesso faticoso e rischioso per la salute,
basta pensare al lavoro delle miniere), del tempo e del denaro (se è un
minerale occorre estrarlo dalla roccia, se è un prodotto agricolo occorre
coltivarlo e raccoglierlo).
Ne consegue che i paesi in via di sviluppo ricavano dalle esportazioni poco denaro,
ma ne devono spendere molto di più per rifornirsi di manufatti e prodotti
industriali, così si indebitano con i paesi industriali. La situazione
diventa drammatica in quei paesi la cui economia si fonda soprattutto sull’esportazione
di un unico prodotto: quando il prezzo di tale prodotto si abbassa, il ricavato
per il paese che lo esporta si abbassa oltre la soglia minima che già a
stento raggiungeva prima, inizia così una grave crisi economica.
Per uscire dal sottosviluppo un paese si trova di fronte ad alcune possibili
soluzioni: ad esempio, può ricercare l’“autosufficienza alimentare”,
questo significa che dovrà sviluppare l’agricoltura in modo da poter
sfamare a sufficienza la popolazione senza dipendere dai prezzi che altri paesi
più ricchi impongono; oppure può sviluppare la produzione di prodotti
diversi, in modo tale che, se il prezzo di uno crolla, gli altri prodotti assicurano
una quota minima di ricavato. Purtroppo diversi fattori, come le guerre, la fame
della popolazione, la corruzione di coloro che si trovano in posizioni di potere
(politici, militari, anche semplici amministratori), ecc., rendono difficile,
in alcuni casi impossibile, uscire dalla stagnazione economica in cui il paese
si trova.
Le guerre e il commercio di armi
Nei paesi poveri prendono facilmente il potere governi dittatoriali che reprimono
ogni libertà e contrastano le ribellioni con le armi. Le ragioni di tante
guerre e conflitti interni risalgono alla fase successiva al colonialismo. Tra
il 1947 e il 1960 le due maggiori potenze mondiali, Stati Uniti e Unione Sovietica,
si fronteggiavano in quella che è
stata definita “guerra fredda”: una guerra mai dichiarata apertamente
che ha caratterizzato anni di tensione in cui le due grandi potenze mondiali
si sono riforniti delle armi più pericolose, come la bomba atomica.
Le due potenze rivali, cercando il consenso del maggior numero di paesi,
favorirono regimi militari e repressivi fornendo loro armi in abbondanza.
Ora quelle armi sono impiegate in conflitti di tipo diverso, originati
da differenze etniche (un popolo contro l’altro) o religiose (un
gruppo cristiano contro uno musulmano, ad esempio). È come un circolo
vizioso: le armi richiamano altre armi. Oltre a motivi politici, ci sono
anche motivi economici che spingono alla produzione e all’esportazione
di armi: le numerose industrie che producono armi devono cercare degli
acquirenti per non entrare in crisi, il Terzo mondo è il destinatario
privilegiato. Certo non si può dire che una gran presenza di armi
costituisca la causa di tanti conflitti, ma sicuramente permette che tali
conflitti scoppino con facilità, che si prolunghino nel tempo e
che producano conseguenze devastanti.
Fame e malattie
Se nei paesi industrializzati la quantità di cibo a disposizione supera
addirittura la richiesta, nel Terzo mondo è invece al di sotto della soglia
del sostentamento: ogni anno circa 40 milioni di persone muoiono di fame nel
mondo, circa 500 milioni di persone sopravvivono mangiando quantità
scarsissime di cibo. La fame causa anche numerose malattie, che, in presenza
di una situazione igienico e sanitaria insufficiente, degenerano in epidemie.
I bambini malnutriti non riescono a svilupparsi né fisicamente,
né
mentalmente, non possono quindi lavorare. In una situazione simile le calamità
naturali (carestie, inondazioni, …) hanno conseguenze spaventose
fino a mettere in crisi la sopravvivenza di una popolazione.
Le comunità internazionali negli ultimi anni stanno organizzando aiuti
alimentari e finanziari che possano sostenere i paesi più poveri nei periodi
più critici.
L’infanzia
I bambini sono i primi ad essere colpiti dalla fame. Spesso muoiono per malattie
facilmente curabili dalla scienza, ma nel Terzo mondo mancano le medicine o gli
strumenti. Le bambine sono maggiormente colpite per motivi culturali: si preferisce
rivolgere il cibo, le attenzioni e le medicine ai maschi perché questi
ultimi hanno più possibilità
di lavorare e di aiutare la famiglia. Sono inoltre diffusi i matrimoni
precoci: la bimba viene spesso data in sposa già a tredici o quindici
anni, a questa età è più facile morire di parto. Moltissimi
bambini sono morti e continuano a morire nelle guerre che insanguinano
il pianeta, molti di loro vengono arruolati come soldati negli eserciti,
altri vengono rapiti o, più semplicemente, acquistati alle loro
famiglie per diventare degli schiavi, altri ancora lavorano ore ed ore
per pochi soldi. Infine i molti orfani, che vivono in strada, diventano
facilmente delinquenti o vengono avviati alla prostituzione.
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- Il lavoro minorile esiste anche in Italia. Ricerca articoli e studi e prova a delineare le caratteristiche di questo fenomeno.
- L'infanzia abbandonata in alcuni paesi, come il Brasile, assume proporzioni enormi. Quali organizzazioni internazionali operano in questo settore? Quali misure sono state prese?