Che cos'è un gioco di simulazione
(a cura della Pastorale giovanile dei
Salesiani
del Piemonte e della Valle d'Aosta)
Definizione e tipologia dei giochi di simulazione
Secondo una definizione ormai acquisita, i giochi di simulazione sono
una delle tante tecniche di apprendimento che comportano la manipolazione
di un modello (Simulation), attraverso l’assunzione di ruoli (Role),
sottoposti a regole (Game). Esiste una ricca tipologia di tali tecniche,
ognuna delle quali è caratterizzata da un maggiore o minore peso
attribuito al Modello, oppure all’Assunzione di Ruoli, o al Sistema
delle Regole:
Computer simulation
Case studies
Role plays
Giochi strategici assistiti da computer
Fantasy games
Giochi d’ambiente
Giochi strategici
Animazioni
Simulazioni matematiche
La pratica didattica di tali giochi vanta una solida tradizione nella scuola anglosassone. A partire dagli anni ’60, è iniziata negli Stati Uniti e in Gran Bretagna una fioritura di giochi sui più svariati argomenti, progettati da organizzazioni specializzate. Anche negli istituti di formazione degli insegnanti si è adottata tale tecnica, cosicché il metodo è stato assimilato in modo ampio e capillare.
La situazione in Italia
In Italia questa metodologia rappresenta per molti aspetti una novità, soprattutto in alcuni settori, e solo negli ultimi anni si è diffuso un certo interesse.
Giochi di simulazione per l’Educazione allo Sviluppo
Alcuni giochi sono stati prodotti in Europa da Organismi Non Governativi di solidarietà internazionale che operano nel campo dell’educazione allo sviluppo. Nati per rivolgersi a contesti educativi scolastici ed extrascolastici, essi si presentano come giochi di sensibilizzazione e coscientizzazione sui meccanismi che generano lo scambio ineguale tra il Nord e il Sud del mondo, sulle diversità culturali, sui problemi di vita quotidiana dei ragazzi in realtà sociali molto diverse da quelle dei Paesi industrializzati.
Giochi per l’apprendimento?
Se nelle associazioni educative extrascolastiche le valenze formative del gioco sono fuori discussione, non si può negare che in Italia esso sia un elemento marginale nell’istituzione scolastica.
Se si ritiene che l’apprendimento sia una e-ducazione, un tirar fuori insieme, piuttosto che un in-segnamento, dove solo uno (l’animatore/educatore) imprime un segno sugli altri allora anche nel gruppo/oratorio c’è posto per questo tipo di gioco e per il sottile piacere della sfida intelligente che esso rappresenta.
Ma attenzione: si può imparare dal gioco solo se si è catturati nel “cerchio magico” che si forma tra i partecipanti, coinvolti anche a livello emozionale. Tanto più si impara, quanto più si agisce, lasciandosi prendere dal meccanismo ludico. Bisognerà poi costringersi o essere stimolati da altri a riflettere su ciò che si è vissuto, per capire e assimilare profondamente le scoperte fatte. E questo sarà il campito dell’animatore del gioco, che dovrà essere capace di far emergere, nella discussione finale, tutte le domande utilizzabili ai fini della ricerca da svolgere successivamente con gli strumenti più opportuni.
Bilancio di una sperimentazione
- Si nota, nei bambini come negli adolescenti, un interesse più vivace e una maggiore motivazione alla scoperta;
- Si crea un clima diverso da quello usuale, che rende più facile avvicinarsi a idee nuove, poiché non è necessario avere molte conoscenze precedenti, potendosi prendere decisioni e arrivare a conclusioni anche solo sulla base dell’esperienza fatta nel gioco;
- Tutti partecipano, non soltanto chi solitamente emerge per capacità personali di prontezza o intelligenza, perché il meccanismo ludico si configura come spazio di sperimentazione, in cui l’errore non è un fallimento, ma è accettato e costituisce un elemento di informazione per migliorare la strategia;
- Posto all’inizio di un itinerario di ricerca su un problema, il gioco permette di effettuare un approccio al tema privo di preconcetti.
Ecco una lista di suggerimenti pratici per gli educatori che decidano di attuare i giochi di simulazione:
- E’ opportuno, quando sia possibile, provare prima il gioco con un gruppo di adulti (educatori), per essere sicuri di avere chiare le regole e le dinamiche del gioco.
- Il materiale necessario dovrà essere preparato con cura e disposto secondo l’ordine con cui deve essere usato nel gioco.
- E’ necessario prepararsi una scaletta mentale delle istruzioni da dare ai giocatori.
- E’ meglio non intervenire troppo nel gioco, permettendo ai giocatori di fare domande, ma stimolandoli a trovare una risposta da soli.
- Nel corso del gioco bisogna osservare i comportamenti spontanei dei partecipanti, annotandoli per poi farne materia di discussione.
- E’ importante che la parte della discussione relativa alle sensazioni, ai sentimenti, alle reazioni, ai malintesi, alle astuzie o ai possibili errori verificatisi nel corso del gioco sia fatta “a botta calda” per portare a livello di coscienza l’esperienza fatta, ma anche per “decantare” eventuali tensioni createsi.
- E’ necessario che chi propone il gioco curi il rapporto tra simulazione e realtà, presentando in seguito testimonianze dirette (quando è possibile), audiovisivi, VHS, dati aggiornati, perché non si crei nei giocatori la presunzione di aver sperimentato tutte le dinamiche del reale.
Traccia di discussione
I giochi raggiungono meglio la loro finalità se seguiti da una discussione tra i partecipanti. Ogni animatore potrà, tenendo conto della specifica realtà in cui opera, elaborare una serie di domande mirate sul gioco scelto; perché la discussione porti a una coscientizzazione maggiore, è opportuno che essa si articoli nei seguenti momenti:
Che cosa è successo durante il gioco?
Ognuno è invitato a esprimere i sentimenti, le sensazioni, le reazioni
emotive, i malintesi, le astuzie, gli imbrogli messi in atto o subìti
nel gioco.
Ciò allo scopo di prendere coscienza del fatto che se un gioco ha
così coinvolto gli stati emotivi/affettivi di una persona, tanto
più è possibile che tale fenomeno avvenga nella realtà.
In taluni casi tale riflessione aiuta a decantare le tensioni tra i partecipanti,
permettendo così una più serena prosecuzione del lavoro.
Che rapporto c’è tra il gioco e la
realtà?
Il gruppo è chiamato a esplicitare attraverso quali meccanismi il
gioco ha tentato di riprodurre la realtà e le sue dinamiche. E’
opportuno ricordarci e ricordare ai partecipanti i limiti insiti nel tentativo
di riprodurre in un gioco la complessità del reale.
Che cosa possiamo fare?
Ogni partecipante è invitato a suggerire interventi, azioni, progetti
che si pensano utili al miglioramento o alla soluzione dei problemi emersi
dal gioco.
In una prima fase il clima deve essere di ascolto e accettazione di qualsiasi
suggerimento, anche del più banale; una delle tecniche più
funzionali allo scopo è quella detta del “Brainstorming”.
In un secondo momento, sarà opportuno analizzare le varie proposte,
classificandole secondo alcuni criteri, per superare facili accettazioni
o rifiuti basati su preconcetti e per dare ragione della complessità
sottesa all’operazione. Il gruppo sarà così aiutato
a passare dall’astratto al concreto, dal lontano al vicino, dall’indifferenza
al coinvolgimento.
Possibili domande:
- E’ fattibile a livello individuale, di gruppo o di organismo pubblico?
- Ha come scopo un intervento sulla mentalità o sulla realtà economica della popolazione a cui è rivolto?
- E’ una microrealizzazione o una macrorealizzazione?
- E’ un semplice trasferimento di risorse o si pone su una linea di autosviluppo?
- Consolida la dipendenza o provoca dei cambiamenti nei rapporti Nord/Sud?
E’ importante che ciascun partecipante passi dal livello puramente
cognitivo al livello della coscientizzazione e della interiorizzazione.
I tre momenti della traccia di discussione vanno previsti per ogni livello
di età con i naturali adeguamenti.