Geografia dei popoli
L’essere umano appartiene alla specie Homo Sapiens, che si suddivide in tre grandi varietà:
la specie euròpide, o “bianca”: diffusa
nella parte occidentale dell’Eurasia (il continente che comprende l’Europa
e l’Asia);
quella mongòlide, o “gialla”: diffusa nella parte orientale dell’Asia e nell’America (prima della conquista europea);
quella négride, o “nera”: diffusa nella maggior parte dell’Africa e dell’Oceania.
La distinzione tra bianchi, gialli e neri deriva dal colore della pelle.
Il sole colpisce la terra in maniera diversa a seconda delle aree geografiche:
l’intensità della luce solare è massima a livello dell’equatore
e diminuisce salendo verso i poli; la pelle si è dovuta proteggere
dai raggi solari e così ha sviluppato una colorazione diversa nel
corso di millenni a seconda della posizione geografica.
Ma il colore della pelle non è l’unico carattere che definisce un “gruppo umano”: altri caratteri sono la forma degli occhi, quella del cranio, il tipo di capelli, l’altezza media, ecc. Anche questi caratteri si sono sviluppati con l’adattamento dell’uomo all’ambiente e, quindi, trasmessi alle generazioni successive. Facciamo un esempio: i tratti del viso mongòlide sono probabilmente il risultato del clima freddo dell’Asia nordorientale al tempo delle ultime glaciazioni. I biologi hanno scoperto attraverso numerose ricerche che non esistono differenze importanti anche a un livello più profondo (dal punto di vista intellettuale o caratteriale, per esempio): è probabile che i gruppi umani fossero molto diversi tra loro in un’epoca molto antica, quando gli uomini erano pochi e sapevano utilizzare poche risorse lottando in continuazione per la sopravvivenza.
Quando l’uomo cominciò a elaborare una cultura, i gruppi umani smisero di differenziarsi. Una volta che l’uomo ha avuto modo di scaldarsi con il fuoco, con i vestiti, con case accoglienti, non è stato più necessario che la pelle sviluppasse dei meccanismi di autodifesa per proteggersi. Oggi si può addirittura affermare che i gruppi umani tendono ad omogeneizzarsi, cioè le differenze tra gli uomini diminuiscono sempre più. Questo non vuol dire che non esistono più differenze fisiche, ma che queste differenze sono quelle che si sono sviluppate in un’epoca antica, da diverso tempo queste differenze stanno diminuendo, fino a diventare sempre più piccole.
Bisogna inoltre tenere in considerazione che le tre grandi varietà di cui prima abbiamo parlato comprendono una molteplicità di gruppi umani molto diversi tra loro: ad esempio l’indiano e lo svedese sono entrambi euròpidi, ma sono ben diversi, alcune popolazioni (gli eschimesi, i boscimani, i lapponi, ecc.) non sembrano rientrare in nessuna delle tre grandi categorie, altre popolazioni sono definitivamente scomparse (ad esempio alcune popolazioni originarie dell’America). Oggi le persone si spostano frequentemente, è quindi più facile che aumentino gli incroci e le mescolanze tra i popoli, anche per questo le differenze tra i gruppi stanno diminuendo sempre più.
Nel passato si è proclamata la superiorità della razza bianca
giustificando così il dominio degli europei sui popoli di altri continenti,
così è stato per il colonialismo e così è stato
per il nazismo (ebrei, slavi, zingari sono stati sterminati perché
ritenuti inferiori alla pura razza bianca, che veniva chiamata “ariana”).
Ancora oggi il razzismo [teorie e comportamenti
che si basano sulla convinzione che esista una razza superiore cui spetta
il dominio sugli altri popoli] è presente nel mondo, anche
nelle società che si ritengono più evolute di altre. Oggi
appare evidente come il razzismo sia una maschera che nasconde interessi
particolari (politici ed economici) o una terribile espressione dell’ignoranza
e della chiusura mentale delle persone.