Costruire ponti e abbattere muri
(A cura di Silvia Balla,
per la Elledici Editore)
Roma (AsiaNews) – Domenica 16 novembre 2003, per il settimanale appuntamento dell’Angelus, il Papa ha ricordato le vittime degli attentati in Iraq e in Turchia. Condannando il terrorismo mondiale e nella Terrasanta, il Papa ha espresso una frase molto significativa sul muro che il governo israeliano sta innalzando per dividere israeliani e palestinesi: “La costruzione di un muro tra il popolo israeliano e quello palestinese è vista da molti come un nuovo ostacolo sulla strada verso una pacifica convivenza. In realtà, non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti! Senza riconciliazione degli animi, non ci può essere pace”.
Ecco il testo integrale che ha preceduto la preghiera dell’Angelus:
“Carissimi Fratelli e Sorelle!
Ancora una volta, in questi ultimi giorni, il terrorismo ha compiuto la
sua opera nefasta, particolarmente devastante in Iraq ed in Turchia. Mentre
continuo a pregare per le vittime, rinnovo l’attestazione della mia
vicinanza spirituale alle tante famiglie che piangono i loro morti. Esprimo
al tempo stesso viva solidarietà a tutti coloro che si adoperano
per curare i feriti e rimediare ai danni provocati. Nessuno può abbandonarsi
alla tentazione dello scoramento o della ritorsione: il rispetto della vita,
la solidarietà internazionale, l'osservanza della legge devono prevalere
sull'odio e sulla violenza.
In tale contesto, rinnovo la mia ferma condanna anche per ogni azione terroristica
compiuta, in questi ultimi tempi, in Terra Santa. Debbo al tempo stesso
rilevare che, purtroppo, in quei luoghi il dinamismo della pace sembra essersi
fermato. La costruzione di un muro tra il popolo israeliano e quello palestinese
è vista da molti come un nuovo ostacolo sulla strada verso una pacifica
convivenza. In realtà, non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma
di ponti! Senza riconciliazione degli animi, non ci può essere pace.
Affidiamo al Dio della misericordia e della pace, per intercessione di Maria
Santissima, i popoli di quella parte del mondo. I responsabili abbiano il
coraggio di riprendere il dialogo e il negoziato, liberando così
la strada verso un Medio Oriente riconciliato nella giustizia e nella pace”.