Oltre noi stessi
(A cura di Silvia Balla,
per la Elledici Editore)
L'impatto dell'umanità sul pianeta dipende da tre fattori, quali:
• il modo di consumare della popolazione,
• la quantità di risorse disponibili
• la capacità della terra di assorbire l'inquinamento.
Si tenga conto di questi dati inequivocabili:
nel Nord del mondo, che rappresenta soltanto il 20% della popolazione mondiale
(circa un miliardo di persone), troviamo:
- il 60% delle risorse alimentari
- il 70% dell'energia mondiale
- il 75% dei metalli
- l'81% del commercio mondiale
- l'83% del reddito mondiale
- il 90% dei risparmi mondiali
- il 95% dei prestiti bancario-commerciali.
Per non parlare, poi, dello squilibrio esistente nel sistema mondiale dei
mezzi di comunicazione sociale. Il mondo si divide in consumatori (il 20%
che consuma l'80% delle risorse dell'umanità); persone di reddito
medio (60%) e i poveri che percepiscono l'1,1% del reddito totale.
Quanti | Mangiano | Vanno | Usano | Abitano | Reddito annuo |
Consumatori (20%) | carne cibi confezionati bevande |
auto private | usa e getta | case comode | >7.500$ |
Reddito medio (60%) | cereali acqua potabile |
bicicletta autobus treno |
durevoli | case modeste | 700 - 7.500$ |
Poveri (20%) | pochi cereali acqua non potabile |
a piedi | locali | baracche capanne |
<700$ |
Secondo voi, quali pericoli corre l'uomo contemporaneo? Immaginiamo di essere sotto la minaccia di "bombe": nucleare, ecologica, demografica, economica, etnica, biogenetica, migratoria. La responsabilità di queste bombe è, tanto per cambiare, del Nord: ma anche la paura può essere una forza unificante.
Ora, non siamo soli nel mondo globalizzato: anzi, spesso ci confrontiamo
con persone diverse da noi, per origine, valori, cultura...... la globalizzazione,
in una certa misura, ci unisce.
Come scrive Ugo Volli: "se tutti beviamo le stesse bevande gassose,
se vediamo le stesse telenovelas alla televisione, se ci abbracciamo allo
stesso modo, se le nostre case contengono gli stessi oggetti per dormire
e per mangiare se ci vestiamo tutti con la tela azzurra dei jeans... le
differenze politiche, linguistiche o etniche saranno solo una superficie
leggera e poco significativa, destinata prima o poi a cedere alla forza
dell'omogeneità".
Purtroppo però - e penso che voi possiate portarmi molti esempi -
l'uomo contemporaneo cammina sulla via dell'individualismo e, dunque, la
società attuale si caratterizza per la mancanza di valori condivisi
da tutti, per la pluralità delle proposte e per l'enfasi concessa
alla libertà individuale.
Bene, noi ci muoveremo tra queste coordinate: da una parte un mondo che corre folle con le sue leggi economiche, dall'altra noi che vorremo darci uno stile: e questo stile deve essere sicuro - perché poggia sulla saldezza dei nostri valori cristiani - "plurale", empatico, aperto al decentramento e ai punti di vista degli altri, cui bisogna imparare a fare spazio (anche se non è necessario far propri i punti di vista degli altri fino alla totale condivisione).
Dobbiamo educarci all'interculturalità per aprire veramente la nostra mente al mondo, dobbiamo, dunque, educarci al decentramento:esso è "l'esperienza di guardare sé, la propria cultura, con lo sguardo di un'altra cultura. È indispensabile essere capaci di superare la convinzione dell'insuperabilità degli steccati che ci dividono gli uni dagli altri: "ciò che oggi è pericolosamente in aumento è (...) la divisione del mondo in ghetti culturali! Vale a dire che solo gli abitanti nazionali possono capire la loro nazione, che solo i neri possono capire i neri, i gialli i gialli e i bianchi i bianchi, che solo i cristiani comprendono i cristiani, i musulmani i musulmani, …"
Nel nostro percorso è importante affrontare un concetto che ha
sempre diviso gli uomini: la convinzione dell'esistenza di razze umane.
In nome di questa credenza, per secoli gli uomini hanno compiuto violenze
indescrivibili: si pensava che, con lo sterminio razionalizzato degli ebrei
da parte nazista, si fosse conclusa questa follia. Invece, anche oggi si
continua a uccidere in nome di una presunta superiorità razziale:
eppure, illustri biologi e genetisti ci dicono che il concetto di razza
umana è scientificamente infondato.
Colore della pelle, forma degli occhi, statura sono effetti di fattori climatici
e non di una superiorità o inferiorità strutturale, come troppe
volte le ideologie razziste hanno sostenuto.
A titolo di esemplificazione: quali possono essere i volti dell'altro?
- L'ebreo: nella storia europea è stato realizzato l'isolamento istituzionalizzato dell'ebreo nei ghetti, la sua persecuzione ed espulsione.
- L'arabo: l'incontro della civiltà europea con quella araba è stato uno scontro.
- Il nero: (educhiamoci a non usare il termine "negro" che, pur corretto - niger - è stato spesso usato in senso dispregiativo): vi ricordo l'invasione europea iniziata dal Portogallo nel XV sec. (Trattato di Tordesillas) nelle coste, nell'ottica della ricerca di rotte circumafricane per l'Oriente; poi molte nazioni europee fecero dell'Africa il serbatoio della tratta degli schiavi per l'America (circa 15.000.000 tra il sec. XVI e la metà del sec. XIX, quando la tratta fu dichiarata illegale).
- Il "selvaggio": pensate all'orrore che gli europei portarono in America quando la invasero, col principio che gli indios erano "inferiori", "schiavi per natura".
- La donna: abbiamo visto come fin dai tempi antichi le donne siano state segregate in casa, ritenute intellettualmente inferiori all'uomo.
A questo punto si può attualizzare ulteriormente il discorso pensando ai volti dell'altro nei nostri giorni: lo straniero, il disabile, il drogato, lo zingaro, il carcerato...
Di fronte ai problemi dell'insofferenza e del razzismo, il Cristianesimo
dà una risposta di amore e eguaglianza tra gli uomini perché
ciascuna sappia farsi carico delle diversità altrui e poter così
costruire un mondo di pace e bene tra gli uomini, dove le diversità
sono ricchezza e non motivo di emarginazione sociale.