Strategie di sviluppo
Da qualche decennio alcuni paesi sono riusciti ad affrancarsi dal sottosviluppo.
Per definire questi paesi di nuova industrializzazione, è stata
introdotta la definizione di NIC (Newly industrialized
countries).
Alcuni paesi, come Brasile o Messico, per ridurre le importazioni hanno
puntato sull’industria pesante, grazie ai finanziamenti statali, di
alcune multinazionali e di banche estere.
Altri paesi, come Corea, Hong Kong, Singapore, Taiwan, hanno deciso di incrementare
le esportazioni, puntando così su alcuni settori specifici, come
l’elettronica, ed ora sono diventati concorrenziali rispetto ai paesi
industrializzati. A sostegno di questo particolare processo di industrializzazione,
sono arrivati finanziamenti dal Giappone, inoltre lo sviluppo è stato
favorito dalla disponibilità di manodopera a basso costo.
Altri paesi hanno preferito trasformare le materie prime di cui erano ricchi.
La Giamaica, per esempio, è caratterizzata dalla presenza di numerosi
giacimenti di bauxite, ha così deciso di impiantare fabbriche di
alluminio, in seguito ha iniziato a realizzare i primi prodotti, che sono
stati immessi sul mercato a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli
dei paesi avanzati.
Gli anni Cinquanta hanno visto lo sviluppo delle cosiddette “tigri
asiatiche”, Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud, Singapore. Negli anni
Ottanta è stata la volta dell’Indonesia, la Malaysia, le Filippine,
la Thailandia e il Vietnam. Agli inizi degli anni Novanta lo sviluppo ha
toccato, seppur in misura minore, alcuni paesi latinoamericani, Cile, Argentina,
Perù.
Nella maggior parte dei casi sono stati seguiti schemi liberisti, propensi
cioè a svincolare l’attività imprenditoriale da ogni
forma di controllo statale e da oneri, soprattutto per quanto concerne i
diritti dei lavoratori. Talvolta i diversi paesi si sono riuniti in Unioni
sopranazionali (ad esempio gli stati del sud-est asiatico si sono associati
nell’Asean) per diminuire i dazi doganali ed attirare i capitali
stranieri.
Un posto a sé è occupato dalla Cina, che da quando è
uscita dal maoismo ha avviato un processo di industrializzazione consistente
tanto da portare molti studiosi ad individuare nella Cina una delle grandi
potenze del prossimo millennio.
Non bisogna dimenticare che l’uscita dal sottosviluppo spesso si è
accompagnata a sistemi politici scarsamente democratici e con strutture
rigide e poco solidali.
Il miglioramento in termini di benessere
economico non si è quindi
coniugato a un miglioramento sociale e politico. Questo fattore rende comunque
instabile e precario lo sviluppo raggiunto.