Realismo e Fantasia
Collodi dà vita ne Le Avventure di Pinocchio a un mondo ibrido in cui i due piani, del reale e della fantasia, si fondono insieme. Quest’ambivalenza pone il racconto di Collodi a metà tra racconto e fiaba: l’elemento soprannaturale, caratteristico della fiaba, viene calato nella fisicità e tangibilità del mondo reale, dando vita a un repertorio di personaggi eccezionali, a cominciare dal protagonista.
Pinocchio esprime in se stesso la prodigiosa fusione tra reale e immaginario fin dal momento in cui prende vita. Lo stesso Collodi si rivolge a Pinocchio riconoscendolo di volta in volta come ragazzo o burattino. Il protagonista stesso si pensa ora come burattino ora come ragazzo. Soffre e piange come un bambino, ma le sue caratteristiche fisiche rimangono quelle di un burattino, da qui scaturisce il prodigioso, che anima tutto il romanzo.
Vi sono personaggi reali, come Mastro Ciliegia, Geppetto, l’oste del Gambero rosso, gli abitanti del paese, contadini e pescatori, bambini, ecc, che vengono descritti ironicamente e con tonalità accese. I personaggi fantastici rientrano, invece, in diverse tipologie: gli animali parlanti, che si ricollegano alla tradizione fiabesca, e altre figure eccezionali che sono proprie della fantasia dell’autore, come Mangiafuoco e il pescatore verde.
Gli animali parlanti rispondono correttamente all’analisi di Propp nel suo La Morfologia della fiaba (1928; ediz . 2003, p. 28): pur essendo i personaggi fantastici delle fiabe così numerosi e diversi tra loro, questi possono tuttavia essere facilmente classificabili in base alla funzione che rivestono in relazione agli altri personaggi. Nella storia di Pinocchio gli animali parlanti svolgono fondamentalmente una funzione “ammonitoria” (Asor Rosa, 1995), chiara nel Grillo Parlante, ma presente anche in tutti gli altri. Attraverso di essi si esprime l’intento pedagogico della vicenda. Per quel che riguarda il ruolo svolto dai personaggi possiamo parlare di “aiutanti” (Propp, 1928; ediz . 2003, p. 67): essi favoriscono il protagonista e lo aiutano, appunto, lungo il corso del suo progetto formativo, salvandolo talvolta da situazioni pericolose e drammatiche. Altri personaggi si incaricano, invece, di rappresentare gli aspetti negativi dell’essere umano, diventandone caricature, è attraverso di essi si riflette una dura critica nei confronti della società contemporanea: tra questi, il Gatto e la Volpe, il giudice Gorilla e l’Omino di burro. Il loro ruolo è di segno opposto a quello degli aiutanti, ostacolano il protagonista rispetto all’acquisizione dell’oggetto di valore, che nel caso di Pinocchio è rappresentato dal dono dell’umanizzazione . In quest’ambito ci viene in aiuto lo schema attanziale di Greimas (A.J. Greimas, 1970; ediz. 1974) che definisce questi personaggi come “opponenti”, in quanto o seducono il protagonista per condurlo su una cattiva strada o lo ingannano o lo truffano o lo rinchiudono in galera per un reato subito e non commesso.
Uno spazio a parte meritano personaggi come Mangiafuoco o il pescatore verde, che riprendono antiche tipologie fiabesche, quella dell’orco o del mostro marino, per immergerle nella vita quotidiana e reale della società contemporanea, così il primo diventa un burattinaio autoritario, ma tenero di cuore, il secondo un affamato e povero pescatore. In essi il confine tra il piano del reale e quello dell’immaginario è ancora più confuso e indefinito.
Anche la fata, che apparentemente ricalca il classico personaggio fiabesco, oscilla continuamente tra mondo reale e mondo fantastico, divenendo a un certo punto la “buona donnina” che porta le brocche d’acqua nel paese delle Api industriose e, alla fine del racconto, costretta ammalata in una camera d’ospedale.