Progetto Pedagogico
Il primo progetto sul futuro di Pinocchio viene espresso proprio da Geppetto: il povero intagliatore, quando decide di costruirsi il burattino, immagina che avrebbe girato il mondo guadagnando quel tanto che basta per sopravvivere grazie agli spettacoli che avrebbe allestito con il suo burattino. Il primo progetto è un programma di vagabondaggio e avventura, accolto favorevolmente dal “neonato” Pinocchio, che da subito si tuffa a capofitto nel mondo circostante.
Successivamente si definisce meglio il programma pedagogico, che Collodi aveva in mente per il protagonista del suo racconto. Il primo programma, quello del vagabondaggio, corrisponde infatti a una scelta antisociale: la negazione dello studio e del lavoro pone il burattino ai margini della società, pervaso da impulsività e istintività, profondamente legato al mondo naturale. Il mondo della modernità non costituisce, però, una valida alternativa, perché si rivela corrotto e misero. Il progetto pedagogico di Collodi è piuttosto riconducibile a un sistema comune di valori: rispetto per i genitori, generosità, spirito di sacrificio, ubbidienza, tenacia nel perseguimento dei propri obiettivi, maturità.
Metafora della realizzazione del progetto pedagogico è l’umanizzazione del burattino, che giunge come premio finale al termine di una molteplicità di premi e punizioni, che hanno ricondotto Pinocchio sulla retta via. Il metodo educativo si applica nel corso del racconto attraverso l’iterazione di una medesima struttura narrativa:
- Tentazione, qualcosa o qualcuno attira l’attenzione di Pinocchio e lo conduce verso qualche imbroglio illudendolo di ottenere dei beni (ricchezza, cibo, divertimento) senza alcuna fatica;
- Colpa, Pinocchio si macchia di colpe più o meno gravi;
- Punizione, Pinocchio subisce le conseguenze delle proprie azioni;
- Premio (salvezza), Pinocchio scampa alla punizione anche grazie all’intervento di aiutanti;
- Pentimento, Pinocchio confessa i propri errori e si pente delle proprie azioni, pronunciando i buoni propositi, che verranno smentiti non appena qualcun’altro o qualcos’altro lo tenterà nuovamente.
Richiamando a riferimento l’analisi sulla fiaba di Propp (1928), il racconto di Pinocchio è costruito intorno allo schema della “prova”: l’eroe deve superare difficili prove prima di poter raggiungere il suo obiettivo, in questo caso la propria umanizzazione, che sanziona l’atto di crescita del burattino: Pinocchio smette di essere fanciullo per diventare uomo maturo e responsabile. Secondo questa prospettiva il burattino di legno è metafora della giovinezza che si oppone al processo educativo e formativo: il mito del bambino che vuol rimanere per sempre tale, qui si risolve con l’accettazione graduale del processo di crescita, anzi negli ultimi capitoli il protagonista desidera fortemente che tale processo si attui. Nell’ultimo capitolo, finalmente, il meccanismo narrativo tentazione – colpa – punizione – premio – pentimento trova finalmente termine con il premio finale: l’umanizzazione del burattino si compie e con essa cambia lo status sociale del protagonista, che si ritrova in abiti borghesi in una casa pulita ed elegante.