L'allestimento

A cura di Mario Restagno
Il testo di Collodi suggerisce già le soluzioni drammaturgiche. Ho cercato di conservare la freschezza, l'ironia e l'umorismo di quelle pagine, perciò la regia eviti di impostare una recitazione troppo didascalica e formale: i personaggi di Collodi sono originali, imprevedibili, un po' pazzi… gli attori siano aiutati a cercare un’espressione personale e fuori dagli schemi.

L'opera che vi propongo può essere considerata una commedia musicale in atto unico. Al riguardo è doveroso chiarire ulteriormente il principio cui sopra mi riferivo: lo spettacolo è un “tutto unitario” che prosegue senza interruzione. É una narrazione continua presentata con linguaggi diversi: recitazione/interpretazione, musica/canto, espressione corporea/danza. La regia deve individuare questa narrazione principale e tenerla costantemente in evidenza: tutto il resto dovrà essere considerato di contorno.

Coreografia di Ciò che è beneConcretamente… spesso succede che i momenti musicali vengano pensati a sé: soprattutto i coreografi tendono a dar libero sfogo ai movimenti di danza staccandosi dalla narrazione. Questo è un errore nell'economia del lavoro che toglie incisività e forza al racconto, distraendo continuamente il pubblico.
Per esempio: nella canzone "CIÒ CHE È BENE" è facile mettere in un lato il Grillo Parlante e Pinocchio, facendo diventare protagonisti i due gruppi del bene e del male. Questo sarebbe un errore: il centro della canzone è proprio il rapporto Grillo-Pinocchio, che si concluderà infatti con una sonora martellata! Stesso discorso per "SE AMARA È": non deve diventare un esibizione di danza classica o qualcosa del genere… il centro sono la Fata che prepara la medicina e Pinocchio che non la vuol bere.

Canzoni come "MANGIAFUOCO" esprimono forse più chiaramente questa idea di continuità: l'intreccio tra canto e recitazione è piuttosto elaborato e costringe naturalmente ad un'esecuzione fortemente drammatizzata attorno a che cosa si sta raccontando.