Attività intellettuale
Giornalista e scrittore, Carlo Lorenzini, fu direttore e collaboratore di alcuni periodici pubblicati nell’area fiorentina: Il Lampione, Scaramuccia, Il Fanfulla, con i relativi supplementi di quest’ultimo Il Fanfulla della domenica e Il Giornale per i bambini. Fu in quest’ambito, che Carlo Lorenzini, come fecero altri suoi colleghi, iniziò a scrivere sotto uno pseudonimo, “Collodi”, dal paese nativo della famiglia materna, sottolineando in questo modo lo stretto legame che lo univa alle proprie umili origini. Al giornale Il Fanfulla della domenica collaborarono anche De Sanctis, Verga, Capuana, Carducci, D’Annunzio. Il contesto culturale in quegli anni era florido e dinamico e Collodi era sicuramente un attento conoscitore delle grandi opere che venivano allora pubblicate: Vita dei campi (1880), I Malavoglia (1881), Novelle Rusticane (1883) di Giovanni Verga; Terra Vergine (1882) di Gabriele D’Annunzio; Le Veglie di Neri (1882) di Renato Fucini; L’eredità (1889) e Il mondo di Dolcetta (1894) di Mario Pratesi; Cuore (1886) di Edmondo De Amicis. Da una parte il verismo e l’esplorazione della realtà, dall’altra la vocazione moralistica e normativa. Due tendenze intellettuali di segno opposto ma complementari che scaturiscono dal clima politico conseguente il compimento dell’unità nazionale: da una parte l’analisi approfondita della condizione della popolazione italiana, colorata spesso da tratti duri e amari, dall’altra una tendenza normativa nuova ed eccezionale per uno stato che si stava formando.
Approfondimento: Il giornalismo nella seconda metà dell’Ottocento
La rigida censura dei governi assoluti della Restaurazione aveva impedito di discutere apertamente di politica, finché gli eventi politici degli anni del 1847-48 e le proteste diffuse hanno indotto i regnanti italiani a concedere la Costituzione, consentendo così finalmente anche in Italia la libera espressione della stampa. Sorse così un giornalismo a cui non interessava tanto la diffusione dell’informazione, ma piuttosto il fatto come spunto per una scrittura ironica, breve, accattivante e facilmente comprensibile. Nel giornalismo trovava sfogo la forte ansia di rivolta degli intellettuali dell’epoca contro i regimi oppressivi e le loro istituzioni ufficiali. Il giornalismo era considerato un genere letterario, a cui i letterati si accostavano per poter esprimere le proprie idee liberali ad un pubblico più ampio. Lontana da come verrà poi concepita nel XX secolo, veniva definita letteratura “giornalistica”, in quanto pubblicata sui giornali; non sempre il prodotto derivante da tale letteratura confluì nella pubblicazione più impegnativa del libro perché gli scrittori nei loro articoli si concedevano libertà espressive che compromettevano la coerenza interna del testo: la possibilità di cambiare repentinamente registro o di saltare da un tema all’altro. In Italia, specialmente in Toscana, si diffusero giornali umoristici, di satira politica e sociale, sull’esempio dei petit journaux francesi, che pubblicavano vignette e caricature, articoli di satira, romanzi a puntate.