- Intervista con Mario Restagno -
Il testo
In questo genere di spettacolo il testo teatrale non può nascere disancorato dalle parti musicali e viceversa. Dalla descrizione fin qui esposta credo sia piuttosto evidente come la parte musicale debba svilupparsi dentro una struttura drammaturgica. C’è una sola storia che avanza nel tempo sia che la si racconti recitando, sia che la si racconti ballando o cantando. E qui merita un chiarimento importante, utile credo a coloro i quali si vogliano cimentare nell’allestimento.
Si è diffusa in Italia l’idea che basti saper scrivere canzoni per creare musical. Per carità, a nessuno si può negare il permesso di pubblicare opere, tuttavia se i produttori perseguono la linea di affidare ai cantautori la scrittura delle commedie musicali, non bisogna poi lamentarsi che in Italia non decolli questa forma di spettacolo. Ma tant’è, chi è interessato al denaro non è certamente preoccupato di queste riflessioni culturali, ma piuttosto degli incassi al botteghino.
Chi lavora nella scuola, nell’ambito dell’educazione può permettersi, speriamo, di dare una qualche considerazione a questo che ritengo l’elemento discriminante per trasformare l’attività teatrale di animazione anche in fatto d’arte. Non solo l’autore è impegnato nello sforzo di dare unità narrativa all’opera, anche coloro che la mettono in scena debbono condividere tale preoccupazione.
E allora ricordate che dovete sempre perseguire il fine narrativo senza lasciarvi distrarre dai diversi linguaggi, che sono solo strumenti espressivi. Affrontare il musical pensando che consista in una serie di canzoni da “cantare bene” o una serie di balletti da “eseguire bene” significa snaturare un’arte che si fonda invece sulla sintesi
delle arti.
Il rispetto del criterio dell’ “unità narrativa” garantisce valore all’attività teatrale che avvierete con gli allievi consegnando, pur nella semplicità dei mezzi, un messaggio d’arte.
Ancora sul testo
Il testo teatrale è materiale vivo e va adattato alle persone, perciò non abbiate scrupoli riverenziali a modificare con interventi vostri o degli allievi: curate soltanto che il fine sia sempre “lucidamente” quello di rendere più aderente alla realtà locale il messaggio dell’autore.
Tuttavia, se gli interventi hanno come base l’atteggiamento di chi pensa di correggere ciò che l’autore non ha detto bene o ha detto in maniera sbagliata, sarebbe meglio impegnarsi a scrivere un altro testo!
Mi capitò anni fa di essere invitato ad una rappresentazione: l’organizzatore mi portò in sala dicendomi che “la storia era molto bella, ma in alcune parti si erano permessi di porre delle migliorie al mio testo”.
Bene, alla fine, quella storia era diventata quasi irriconoscibile… certamente non corrispondeva più a quanto era nelle mie intenzioni, anzi, conduceva a conclusioni decisamente opposte.
Ecco, evitate tutto questo, per favore.
È sgradevole non solo per l’autore, ma anche per il messaggio di debolezza e arroganza creativa che implicitamente offrite ai giovani: debolezza, perché non vi assumete la responsabilità di inventare qualcosa di vostro… arroganza, perché ritenete di poter migliorare l’altrui opera quando non sapete creare nulla di totalmente vostro.