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Il 16 dicembre 1966 l’ONU adotta il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e il Patto internazionale sui diritti civili e politici, documenti elaborati dalla Commissione per i Diritti dell’Uomo. Il primo trattato, entrato in vigore il 3 gennaio 1976, impegna gli stati membri a lavorare per la concessione di diritti economici, sociali e culturali agli individui, compresi i diritti del lavoro, alla salute, all’istruzione e un adeguato standard di vita. Il secondo trattato, in vigore dal 23 marzo 1976, impegna gli stati membri a rispettare i diritti civili e politici delle persone fisiche, tra gli altri il diritto di autodeterminazione, il diritto alla vita, la proibizione della tortura e di pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti, il divieto della schiavitù, il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona, il diritto ad un processo equo e imparziale, il diritto di presunta innocenza fino a prova contraria, il diritto alla privacy, il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione, il diritto alla libertà di espressione, il diritto di riunione pacifica, l’uguaglianza di fronte alla legge, ecc. I due Patti fanno parte della Carta internazionale dei Diritti Umani insieme alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Furono in seguito elaborati due Protocolli facoltativi aggiuntivi al Patto internazionale sui diritti civili e politici: il primo definisce un meccanismo di denuncia, che consenta ai singoli di potersi rivolgere direttamente al Comitato dei diritti dell’uomo per le violazioni al Patto; il secondo abolisce la pena di morte, tuttavia permette un’eccezione per quei paesi che usano la pena di morte soltanto per i crimini più gravi di natura militare commessi in periodo di guerra.

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Non tutti gli Stati membri hanno ratificato i Patti e molti di quelli che li hanno sottoscritti hanno indicato riserve e dichiarazioni interpretative al Patto. Per quanto la Commissione sui diritti economici, sociali e culturali e la Commissione sui diritti umani vigilino sulla loro applicazione, esaminando i rapporti provenienti dagli stati membri in relazione alla loro conformità ai due Trattati, ad oggi il vincolo che lega gli stati membri ai Patti non è considerato vincolante. I diritti espressi molto spesso sono considerati come auspicabili obiettivi sociali, cosa che permette loro di non impegnarsi sufficientemente per la loro applicazione e a non vigilare sul loro rispetto.
Più tardi, il 12 novembre del 1984, viene approvata dall’ONU un’altra risoluzione, la Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace, che intende affermare il diritto di tutti i popoli alla pace, la salvaguardia della quale è responsabilità fondamentale di ogni stato e sottolinea come sia indispensabile che la politica degli stati tenda all’eliminazione delle minacce di guerra e alla composizione pacifica delle controversie internazionali.

Si sono susseguite in seguito numerose altre Dichiarazioni e Trattati specifici in relazione a tematiche particolari, come il diritto all’autodeterminazione, i diritti delle popolazioni indigene e delle minoranze etniche, la prevenzione della discriminazione, i diritti delle donne, quelli dei bambini e degli anziani, i diritti dei disabili, i diritti nell’amministrazione della giustizia e la tutela delle persone soggette a detenzione o imprigionamento, il Welfare sociale, il progresso e lo sviluppo, la promozione e la tutela dei diritti umani, il matrimonio, il diritto alla salute, il diritto al lavoro e alle condizioni di lavoro eque, la libertà di associazione, la schiavitù, i diritti dei migranti, i crimini di guerra, le leggi umanitarie, ecc.

 

Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (EN)

Patto internazionale sui diritti civili e politici (EN)

I Protocollo facoltativo aggiuntivo al Patto internazionale sui diritti civili e politici (EN)

II Protocollo facoltativo aggiuntivo al Patto internazionale sui diritti civili e politici, che mira all'abolizione della pena di morte (EN)

Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace (EN)