Liolà è una commedia di Pirandello, scritta in lingua siciliana, e andata in scena nel 1916 durante la prima guerra mondiale.
Fu scritta in un periodo molto doloroso per la vita dell’autore.
Il figlio Stefano era detenuto in un campo di prigionieri di guerra e la moglie cadeva in sempre più frequenti crisi della sua malattia mentale.
L’opera, nonostante questa angosciosa condizione della vita dell’autore, è molto giocosa ed allegra, quasi spensierata, al punto che l’autore stesso dirà «è così gioconda che non pare opera mia».
La commedia fu messa in scena per la prima volta il 4 novembre 1916 al Teatro Argentina di Roma con la Compagnia di Angelo Musco.
Poiché era scritta totalmente in lingua siciliana, all’inizio pubblico e critica avevano molte difficoltà nel comprendere i dialoghi.
Questo inconveniente convinse l’autore ad inserire nel testo nel 1927 una traduzione in italiano della commedia.
Personaggi
• Neli Schillaci detto Liolà
• Zio Simone Palumbo
• Mita
• Tuzza
• Zia Croce
• Carmina detta Moscardina
• Comare Gesa
• Zia Ninfa
• Ciuzza
• Luzza
• Nela
• Titino, Calicchio e Pallino
Atto 1
1 – Tuzza, Mita, Zio Simone
La commedia si apre in un piccolo paese siciliano, davanti alla casa di Zio Simone Palumbo, un ricco e anziano possidente.
Tuzza, una giovane donna ambiziosa, discute con Mita, la moglie di Simone, che è triste perché, dopo anni di matrimonio, non è riuscita a dargli un figlio.
Simone, frustrato, la tratta con durezza e la colpevolizza per la sua sterilità.
2 – Liolà, le Contadine
Liolà, un giovane contadino allegro e spensierato, arriva cantando.
È noto per il suo carattere libero e per essere padre di tre figli avuti da diverse donne senza essere sposato.
Le contadine si divertono con lui, apprezzandone la leggerezza e la spavalderia.
3 – Tuzza, Liolà
Tuzza, desiderosa di sistemarsi economicamente, svela a Liolà di essere incinta di lui.
Liolà, anziché preoccuparsi, si rallegra alla notizia di un nuovo figlio.
Tuttavia, Tuzza ha un piano: vuole far credere che il bambino sia di Zio Simone, così da assicurarsi un’eredità.
4 – Zio Simone e Tuzza
Tuzza convince Simone che il figlio che aspetta è suo.
L’anziano, felice all’idea di avere un erede, decide di accettare il bambino e promette di prendersi cura di Tuzza.
Atto 2
1 – Mita, Zio Simone
Mita, sempre più umiliata e disprezzata dal marito, si sente esclusa dalla casa e dalla famiglia.
Simone le ordina di trattare Tuzza con rispetto, accrescendo la sua sofferenza.
2 – Liolà, Mita
Liolà, vedendo Mita triste, le parla con affetto e la incoraggia a ribellarsi al marito.
Le svela un’idea folle ma efficace: se lei rimanesse incinta, potrebbe rivendicare il suo posto accanto a Simone.
3 – Liolà, le Contadine
Liolà, sempre in vena di scherzi e provocazioni, gioca con le contadine, raccontando loro le sue avventure e la sua visione della vita libera e senza legami.
4 – Mita, Liolà
Mita, spinta dalla disperazione, accetta l’aiuto di Liolà per rimanere incinta, vedendo in questo gesto l’unico modo per riscattarsi agli occhi del marito e della comunità.
Atto 3
1 – Tuzza, Zio Simone
Tuzza è ormai sicura della sua vittoria, convinta che il figlio le garantirà il controllo sulla ricchezza di Simone.
Ma una notizia inattesa cambia tutto.
2 – Zio Simone, le Contadine, Liolà
Si scopre che anche Mita è incinta.
Questo getta Simone nella confusione e nella rabbia: se il bambino di Mita è suo, l’eredità non andrà a Tuzza.
Liolà, divertito, continua a cantare e a prendersi gioco della situazione.
3 – Liolà, Tuzza, Mita
Tuzza, furiosa, accusa Mita di aver tramato contro di lei.
Mita, invece, si sente finalmente riscattata.
Liolà, con il suo spirito libero, osserva la scena con soddisfazione, consapevole di aver cambiato il destino di tutti con la sua astuzia.
4 – Tutti
Zio Simone, sconfitto e umiliato, deve accettare la realtà.
Tuzza perde il suo potere, mentre Mita ritrova il suo valore.
Liolà, felice e libero come sempre, si gode il trionfo della vita sulla meschinità e sulla falsità.
La commedia si chiude con risate e canti, esaltando il senso di libertà e la gioia dell’esistenza.
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(SFA, “Storia del Teatro” – Relazione a cura di Ivano Viberti)