Dall’autoscatto al selfie è passato più di un secolo e mezzo.
L’uomo da sempre è alla ricerca di se stesso, vuole conoscere, cercare la verità nel suo profondo “IO”. Mezzo di ricerca e scoperta fin dall’antichità è il disegno che ha trovato evoluzione nell’arte della fotografia.
Il primo autoscatto
La fotografia nasce nell’ottocento e si raffina sempre di più, diventando ai giorni nostri accessibile a tutti. É nel 1839 che abbiamo il primo autoscatto della storia realizzato da Robert Cornelius, uno dei pionieri della fotografia. Il fotografo nasce come chimico ed entra in contatto con la fotografia grazie alla richiesta di Joseph Saxton di produrre una placcatura d’argento per i suoi dagherrotipi. Il chimico migliorò in maniera decisiva la qualità delle immagini prodotte.
Il processo di produzione delle “dagherrotipie” è lungo e complesso. L’immagine si ottiene a partire da una lastra di rame su cui viene applicato elettroliticamente uno strato d’argento. L’argento viene reso fotosensibile con dei vapori di iodio, per poi essere esposto entro un’ora per un periodo variabile fra i 10 e i 15 minuti. Il procedimento poteva esser reso più veloce utilizzando delle luci, che consentivano al materiale fotosensibile di rimanere “impresso” in un tempo minore. Per questo Robert lavorò all’aperto davanti al negozio di lampadari della sua famiglia. Grazie al tempo di esposizione che richiedeva il dagherrotipo per ottenere l’immagine (3-15 secondi), fu possibile scoprire l’obiettivo e avere il tempo per mettersi in posa e ottenere il proprio autoscatto.
Non si fermò al primo, ma ne produsse altri anche mentre lavorava come chimico.
Selfie
Così dalla storia di Cornelius arriviamo ai giorni nostri dove il selfie è diventato uso comune di tutti. Ognuno di noi lo cerca, siamo curiosi di vederci con occhi esterni, e spesso non accettiamo quello che risulta essere nell’immagine. Ci domandiamo se è la verità quella impressa nei pixel del telefono e se non piace la modifichiamo inserendo “filtri” o, in modo più drastico, eliminandola con un click.
L’autoritratto non è, come più superficialmente si può pensare, solo un atteggiamento narcisista e sterile, ma scoperta di sé. Possiamo vederlo in Cornelius, assaporando nella sua ricerca la meraviglia bambinesca della scoperta e della conoscenza di qualcosa così difficile da trovare: la verità.
Per approfondire: Robert Cornelius
(SFA, Filosofia dello Spettacolo, con Mario Restagno – Relazione a cura di Lucia Restagno)
